| Moggi, addio al calcio "Mi hanno ucciso l'anima"
Luciano Moggi ROMA - "Vi chiederei una cortesia, di non rivolgermi domande: anche perché non ho più la voglia, la forza. Non ho più l'anima, me l'hanno uccisa. Domani mi dimetterò da direttore generale della Juventus da stasera il mondo del calcio non è più il mio. Ora mi dedicherò a difendermi da tutte le cattiverie che sono state dette e fatte nei miei confronti". Alle 18,30 dell'ultima domenica di campionato - l'ora in cui in altri tempi e in un altro calcio - incominciava Novantesimo minuto - finisce un'era: Luciano Moggi lascia. Il re del mercato, per usare un'espressione che usò anche Maradona, oppure il capo della Cupola che avrebbe stravolto il calcio, per dirla con i magistrati, dà l'addio.
Trattiene a stento le lacrime che invece scenderanno non appena salirà sul pullman della squadra per sedersi al primo posto, come sempre accanto al secondo anello della Triade, quell'Antonio Giraudo che si è già dimesso da amministratore delegato travolto anch'egli da quella che ormai viene definita la Tangentopoli del pallone.
Da domani, nuova vita. Che incomincerà con l'interrogatorio a Roma con i Pm della Procura di Napoli in trasferta, Beatrice e Narducci. Sarà lo scalino successivo dell'inchiesta nata dalle intercettazioni telefoniche che hanno delineato la gigantesca azione di manipolazione di risultati del campionato di calcio di A dell'anno scorso. Quello in cui si cercheranno riscontri alle ipotesi investigative e ai meccanismi del "sistema Moggi", un altro modo per definire l'inchiesta.
Oggi il rituale juventino che durava da 12 anni è saltato. Moggi, Giraudo e Bettega non si sono fatti vedere in tribuna e hanno visto la partita in televisione in una stanza riservata alla presidenza del Bari nello stadio San Nicola dove la Juventus, battendo la Reggina 2-0 ha conquistato il suo scudetto numero 29. Scudetto che potrebbe essere annullato in caso di retrocessione come potrebbe essere annullato vinto lo scorso campionato, oggetto di indagine dei magistrati.
Niente tribuna e neanche una breve apparizione durante la consegna del trofeo: solo la squadra e Fabio Capello. La Triade non esiste più. Come non esiste più la Gea, società che gestiva il cartellino di moltissimi giocatori e che di Moggi, attraverso il figlio Alessandro era un'emanazione. Come non esitono più gli altri tasselli del "mondo" del calcio di cui parla Moggi: vertici Figc, designatori, arbitri, guardalinee, dirigenti, giornalisti. Tutti dimissionari, tutti indagati.
Ma soprattutto non c'è più lui, il capo di quella spectre che avrebbe manipolato ogni meccanismo del calcio. Poche le parole di solidarietà per Moggi in queste ore. Quelle di Capello che ringrazia la dirigenza, come fanno Cannavaro e Del Piero, e dichiara che "Moggi è e resta un amico". Per il resto, nulla. Anzi accuse da parte di Franco Carraro, l'ex presidente della Figc che lo definisce "compiaciuto di essere trattato come un uomo di potere" e che ricorda come in certe trasmissioni tv "sembrava lui il conduttore". "La cosa più triste - rincara l'ex numero uno della Federcalcio - è il senso di arroganza e impunità".
Per non parlare degli striscioni dell'Italia non juventina: "A Moggi il 41 bis", "Tariffa Moggiphone: Parli, parli, parli! Paghi tutto a fine stagione", "Vanna Marchi e Moggi la coppia di oggi", "Macché Cosa Nostra, con don Luciano è Cosa Vostra", "Alì Baba e i 40 Moggi", "Moggi-Pairetto, binomio da scudetto", "X Binnu (Provenzano n.d.r.) u pizzino, X Moggi u telefoninu".
Per il calcio finisce un'era e ne incomincia un'altra che per il momento è di natura esclusivamente giudiziaria. Ormai appare chiaro che l'inchiesta avviata nel 2004 punta ad estendersi sia agli anni precedenti, sia al campionato conclusosi oggi. Una storia che ha come protagonista principale lui, Luciano Moggi. Che da domani penserà a difendersi e che con le sue parole potrebbe far tremare molti altri protagonisti. E un uomo come lui non cadrà da solo.
CALCIO: LE INTERCETTAZIONI CHE ACCUSANO MOGGI
ROMA, 14 mag - Moggi: ''Oh, mi sembra bene, no?''; Lanese: ''No, no, tutto tranquillo! Tranquillo! Stai tranquillo che c'e' il massimo della collaborazione!''. E' una delle telefonate che, secondo i pm di Napoli, dimostra lo ''stabile vincolo associativo'' tra Luciano Moggi - che sara' interrogato domani - e gli altri 12 indagati per associazione per delinquere, tutti accusati di aver commesso una ''serie indeterminata di delitti di frode in competizioni sportive'' finalizzate a ''predeterminare i risultati delle partite di calcio'' del campionato 2004-2005. Nell'invito a presentarsi consegnato nei giorni scorsi a 41 persone - indagate, a vario titolo, di questo e diversi altri reati - sono numerose le intercettazioni che riguardano il dg della Juventus. Eccone alcune.
LA SCELTA DEGLI ARBITRI - Secondo l'accusa Moggi sarebbe direttamente intervenuto nella predisposizione delle cosiddette 'griglie' propedeutiche al sorteggio degli arbitri. Ne sarebbe una prova una telefonata del 9 febbraio 2005 con l'allora designatore arbitrale Paolo Bergamo. Moggi: ''...Ora invece ti dico quello che mi ero studiato io''. Bergamo: ''...Vediamo cosa torna con quello che ho studiato io. Vediamo chi ha studiato meglio... Chi ci metti in prima griglia di squadre? Di partite?''. Moggi: ''...aspe'...fammi piglia' il foglietto! Perche' io me la son guardata oggi per bene...''. I due continuano a confrontarsi sulle gare e poi passano agli arbitri.
IO PURE C'HO DELLA GENTE DA TENE' SOTTO - Moggi fa il suo elenco: ''...Bertini, Paparesta, Trefoloni, Ragalbuto, ci avevo messo Tombolini, pero' Tombolini poi ha fatto casino con la Lazio, non so questo qui com'e', cioe' ha fatto casino, ha dato un rigore...''. Bergamo: ''...sinceramente Tombolini volevo tenerlo un turno fermo perche' ha sbagliato, senno' questi non li punisci mai?''. Moggi: ''...si...si...no, no, no...Eh...oh? Guarda, ora ti dico... puo' darsi pure che io mi sbaglio, io pure c'ho della gente da tene' sotto, no? Se tu, per esempio, non punisci Collina e Rosetti, gli altri sono tutti autorizzati...''. Bergamo: ''...ma infatti, io Collina e Rosetti non ce li ho mica messi, eh?''. Illuminante del 'sistema', secondo gli inquirenti, e' anche una telefonata tra Bergamo e l'impiegata della Figc Maria Grazia Fazi, in cui il designatore parla di un suo precedente colloquio con Moggi. Bergamo: ''... Gli ho detto: chi vuoi assistenti domenica? Dice: voglio Ambrosini e Foschetti. Ho detto: no, ti mando Ricci e Gemignani..., insomma sai, se non e' zuppa e' pan bagnato, pero', tanto per non dirgli quello che vuole lui...''.
I DOSSIER - Come quello che sarebbe dovuto servire, secondo l'accusa, per screditare Diego Della Valle, che si opponeva all'elezione di Galliani alla presidenza della Lega professionisti. Agli atti c'e' una telefonata di Innocenzo Mazzini, vice presidente della Figc, a Moggi, del 3 dicembre 2004: ''...allora due mie strette conoscenze qui di Firenze... hanno una documentazione molto molto riservata ma molto... interessante... che loro son disponibili a vendere... sull'intrallazzo che il signor Della Valle ha fatto con il Sindaco su certe operazioni di vendita di immobili qui a Firenze in maniera truffaldina... loro sono disponibili a dare la documentazione con soldi naturalmente... ad un plenipotenziario di Galliani... o chiunque esso sia... ora, sara' vero o non sara' vero, pero' merita di andare a vedere secondo me''. Lo stesso giorno Moggi dice a Mazzini: ''...lavora per quella cosa la', fammi sape' qualcosa, dai!''. Con una successiva raccomandazione: ''...io cambiero' spesso telefonino, no?...per evita' che mi localizzino...pero' tu adesso, una preghiera... questo qui e' un numero che non devi da' a nessuno!''.
ZEMAN - L'allenatore boemo aveva piu' volte denunciato la presunta responsabilita' della Juve riguardo all'uso di sostanze dopanti. E Moggi, il 22 dicembre 2004, dice all'amministratore delegato del club bianconero, Antonio Giraudo: ''...Bisogna ...bisogna fargli qualcosa, non so un sistema, peccato che... bisogna dargli una legnata... Bisogna prendere le emorragie, dandogli un danno a questo qua, inventandoci qualcosa, portandogli via un giocatore, trovargli qualche...''.
IL SEQUESTRO DI PAPARESTA DOPO REGGINA-JUVE - E' uno degli episodi contestati a Moggi e a Giraudo. Ne parlano in una telefonata Pietro Ingargiola e Tullio Lanese (''cumpa', in vita mia non l'ho mai vista una cosa del genere'', dice l'osservatore al presidente Aia) e ne riferisce lo stesso Moggi a una donna. Telefonata del 6 novembre 2004. Moggi: ''...ho chiuso l'arbitro nello spogliatoio e mi sono portato le... le chiavi in aeroporto... Ora li' apriranno! Butteranno giu' la porta!!''. Dello stesso episodio Moggi parla anche con il giornalista Damascelli (''...so entrato nello spogliatoio li ho fatti neri tutti quanti! Poi li ho chiusi a chiave e volevo porta' via le chiavi, me le hanno levate, senno' le portavo via...'') e con Lanese, che dice di aver saputo dall'osservatore, un suo amico. Lanese: ''... m'ha detto che t'ha visto entrare... dice io che devo fare? Tu, gli ho detto, non c'eri e ti fai i cazzi tuoi eh..eh..eh.., giusto?''.
LA LEGIONE STRANIERA - Sempre con riferimento a Paparesta e a Reggina-Juventus, Moggi il 7 novembre 2004 dice ad un uomo: ''... lo faccio divide in due, altro che fa polemiche!... domani sera glie faccio leva' patente con l'obbligo di ridarle i danni entro 15 giorni, altrimenti viene arruolato nella Legione Straniera!''. E sempre a proposito di arbitri da penalizzare perche' non hanno favorito la Juve, agli atti c'e' una telefonata del 7 novembre 2004 tra Moggi e Giraudo. Giraudo: ''...devono massacrarli sia a Coverciano che poi non farli...per due mesi...due mesi devono star fuori!''. Moggi: ''... le moviole le movimento tutte!...''.
I GIORNALISTI - Secondo i pm di Napoli, gli interessi della 'cupola' del calcio sarebbero stati favoriti ''attraverso il condizionamento di talune trasmissioni televisive e singoli giornalisti''. Anche in questo caso sono molte le telefonate in cui Moggi e' protagonista. Come quella del 17 gennaio 2005 con Baldas, moviolista del 'Processo' (non raggiunto da alcun provvedimento giudiziario). Baldas dice: ''...c'e' il fuorigioco di Trezeguet sul gol''. Moggi: ''...l'arbitro deve essere assolto alla grande! Anzi!''. E Baldas: ''...ma tutto quello che vuoi...no pero' voglio dire, siccome sai, siccome e' in virtuale, si vede che c'e'...che ci sono 50 cm di fuorigioco!''. E Moggi: ''... poi i 50 cm li accorci, devono diventa' 20''.
IL CONDIZIONAMENTO SULLA FIGC - In un caso Moggi si sarebbe interessato per tutelare l'arbitro Salvatore Racalbuto, che doveva essere sentito dall'Ufficio indagini dopo la gara Cagliari-Juventus del 16 gennaio 2005. Il 19 gennaio telefona a Francesco Ghirelli, segretario della Figc. Moggi: ''...si pero' Racalbuto lo farete mica venire a Roma...perche' se no veramente ci sarebbe...sarebbe una cosa stupida''. Ghirelli: ''...ora io lo sento Pappa, che venga utilizzata la sera che lui viene per come si chiama l' oscar del calcio, lo sente....'' Moggi: ''...no ma diglielo, avvisalo perche' Pappa e' un impreciso eh...no, avvisalo che quando gli capita di andare su al nord...e poi chiudete questa pratica cosi' come sta perch‚ se no veramente siamo le vittime di tutti, qua''. Ghirelli: ''Lucia', non ti preoccupare, fidati''. In un altro caso Moggi avrebbe cercato di condizionare la Corte d' Appello Federale in una procedura di reclamo riguardante il tesseramento di due calciatori stranieri. Moggi a Ghirelli: ''...mi raccomando a te...seguimela attentamente''. Ghirelli: ''E certo...e certo...non c'e' dubbio''. In una telefonata successiva tra i due, Moggi dice: ''Sei stato grande''. Il condizionamento sui vertici della Figc sarebbe stato poi attuato, scrivono i pm, ''attraverso l'opera di Innocenzo Mazzini'', come dimostrerebbe una telefonata tra questi e Moggi, in relazione alla convocazione fatta dal presidente Carraro dei due designatori arbitrali, Bergamo e Pairetto. Moggi a Mazzini: ''...digli che non rompesse tanto i coglioni''. E Mazzini lo rassicura: ''...si', ho gia' fatto quello che dovevo fare, stai tranquillo''.
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