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L'intervista esclusiva di Vanity Fair al cantante di Zocca, 30/08/2011

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view post Posted on 3/9/2011, 10:46

..e la mia vita non la rischio più per nessuno e per niente!

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Vasco Rossi: «La mia scelta spericolata? La famiglia. E un figlio me l' hanno "rubato"» ?





L'intervista esclusiva di Vanity Fair al cantante di Zocca

di E.Brocardo · 30 agosto 2011


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Forse Vasco esagera quando dice di essere cresciuto nel «periodo più bello degli ultimi duemila anni». Ma forse neanche poi tanto.
Ed è certo che quello che lui chiama «il male di vivere» è arrivato dopo gli anni della gioventù raccontati nel documentario Questa storia qua, in anteprima al Festival di Venezia il 5 settembre. Dopo l’ultimo ricovero nella casa di cura Villalba di Bologna, i medici gli hanno ordinato due mesi di riposo assoluto.

La causa dei dolori che lo hanno portato al ricovero in clinica è una massa calcificata che gli ha frantumato un pezzo di sterno e una costola. Ma per qualche giorno - e il tam tam delle voci è continuato fino a quando il bollettino medico ha escluso «categoricamente» la presenza di patologie tumorali - si era ipotizzato che potesse essere un cancro.

Ha avuto paura?

«Avevo già deciso: se era cancro non mi sarei curato. Antidolorifici e Caraibi, ecco quello che avrei fatto. Perché non voglio soffrire, voglio morire allegro».
Vasco lancia I soliti sul computer. È il singolo inedito che chiude il documentario. Gesticola, ci parla sopra: «Un pezzo del genere io non mi aspettavo mica che mi venisse adesso.

È bella perché è Siamo solo noi (che uscì giusto trent’anni fa, ndr) oggi. Non abbiamo paura di sbagliare perché pensiamo che sbagliando si impara, pensa te».

Veramente nel documentario lei dice che Siamo solo noi non descriveva la sua generazione, ma quella di Massimo Riva, che era undici anni più giovane di lei.
«È vero, ma il fatto è che fino a una quindicina di anni mi sentivo come se fossi rimasto fermo a quindici anni. Ero immaturo, inconsapevole. Ancora di più quando stavo con Riva».
Poi che cosa è successo?
«Ho fatto un’altra scelta spericolata, che è stata quella di mettere su famiglia».
In questo caso parliamo di più di vent’anni fa.
«Mio figlio Luca è nato nel 1991 (lo ha avuto con Laura Schmidt, la sua compagna dal 1988, ndr), ma io per i primi anni non me ne sono mica reso tanto conto.
GettyImages E poi, è successa un’altra cosa: ho cominciato a leggere i giornali e un sacco di libri. Fino ad allora non sapevo niente di politica. Pensavo che il mondo fosse nato quando ero nato io. La storia per me era come una favola. Avevo quell’egocentrismo di quando sei giovane, tutto ruotava intorno a me».
Luca, però, non è stato il suo primo figlio.
«Lui è quello che ha vissuto con me e che sento più mio. Ma il primo è stato Davide
Un giorno a casa mia si presentò una tipa da Roma. Era incinta. Io non sapevo neanche chi fosse».
Non l’ha riconosciuta?
«L’avevo vista una sola notte. Pensai che fosse una matta e la buttai fuori di casa. Dopo il parto lei andò a Zocca a girare col passeggino per il paese».
Con Davide è in buoni rapporti?
«È da quando ha cinque anni che lo seguo. È lo “spostato” di casa, una mina vagante, ma adesso si è dato una calmata. Fa l’attore. Lo farei anch’io se avessi la sua età e fossi il figlio di Vasco Rossi. In questo devo dire che mi assomiglia parecchio».
Poi c’è Lorenzo, l’altro figlio riconosciuto tramite il test di paternità.
«È successo tutto nell’85. Ad agosto sono stato con una, e a settembre con l’altra. La seconda, però, è diversa. Avevamo avuto una storia che era durata due anni. È una brava ragazza. Anche se non lo posso dire troppo forte sennò la Laura s’incazza. Lei, la Laura, è eccezionale».


Del resto l’ha cresciuta lei. Quando vi siete incontrati aveva 18 anni.
«Però era vivace, molto vivace, moltissimo vivace (ridacchia)».
Come vi siete conosciuti?
«Per caso, una sera al mare. Ero arrivato a casa alle due, tre del mattino per andare a dormire e Massimo Riva era lì con tre ragazzine biondine, una più carina dell’altra, con le minigonne fin qua. Una di loro, appena mi ha visto, è impazzita: “Ah, tu sei Vasco Rossi”.

Mentre la Laura, che non mi conosceva per niente e che era ubriaca marcia, ha cominciato a insultarmi. Poi, un giorno, non so neanche perché, dissi a Riva: “Che ne dici di invitare a cena la biondina di quest’estate, la stronzetta?”».
Vasco si interrompe e mi fa ascoltare altre canzoni inedite. Intanto canta, alza le braccia, fa la ola. Gli dico che a vederlo così non sembra né depresso né intenzionato ad andare in pensione. Mi risponde che è proprio quello che ha detto lui, che la depressione l’ha superata grazie ai farmaci, e che quando ha dichiarato «felicemente conclusa la carriera di rockstar» non pensava al ritiro. «Voglio cambiare metodo, voglio mettere fuori una canzone alla volta», dice, «e voglio che la gente accenda la radio e la senta. Senza promozione, senza che i giornali debbano parlarne prima. Sono stufo di questi album di dodici canzoni, che poi chi li compra ne ascolta quattro.

Il documentario parte da suo padre, dal giorno in cui morì di infarto mentre guidava il camion.
«La sua morte è stata un momento chiave della mia vita. Non mi ero mai sentito così determinato. Mio padre era del segno del Leone. È stato come se morendo mi avesse trasmesso la sua forza di carattere, come se una parte di lui avesse cominciato a vivere dentro di me».

L'intervista completa su Vanity Fair n° 35 in edicola da mercoledì 31 agosto


fonte: vanityfair.it

http://www.vanityfair.it/people/italia/201...sono-ancora-qua
 
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